Elvio Florian: intervista con un protagonista della produzione e commercio di legnami di latifoglie

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christian morasso
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Elvio Florian, proprietario del Gruppo Florian, lavora in Croazia da più di 30 anni. Pian piano, passo dopo passo, facendo investimenti e acquisizioni intelligenti, è arrivato al vertice dell'industria del legno. Nonostante l’età non ha perso l'entusiasmo e senza problemi tutte le settimane viene dall'Italia in Croazia, visita le fabbriche, parla con i lavoratori e cerca di risolvere i problemi. Ama andare in fabbrica e aiutare, il che gli ha costato un dito della mano. Durante i suoi 30 anni in Croazia, ha imparato il croato e ciò gli facilita il lavoro. Oltre che in Italia e in Croazia, Florian ha le sue società in Ungheria, Repubblica Ceca e Dubai. Le società Elda drvo, OTK, Lipovljani lignum e la nuovissima acquisizione Drvna industrija Čazma /Industria del legno Čazma/ fanno parte del Gruppo croato. Con questa acquisizione, avvenuta dopo il concordato preventivo, il Gruppo Florian ha chiuso il cerchio avendo così tutti i segmenti, a partire dalla lavorazione della materia prima fino al prodotto finito, e ora va a conquistare il mercato dei mobili per uffici e alberghi. Subito dopo l'acquisizione della società DI Čazma ha investito nella modernizzazione dei macchinari e continuerà a farlo in base alle necessità del mercato. Il Gruppo dà lavoro a 450 dipendenti e ne avrebbe anche di più se la burocrazia statale lo permettesse. Nonostante tutto ciò, Florian annuncia un ulteriore aumento del fatturato e considera altre potenziali acquisizioni in Croazia, il che è in coerenza con i risultati dell'intero Gruppo che ogni anno, nonostante la crisi, registra un incremento del fatturato. Durante l'intervista per Lider, con voce calma, ha illustrato i suoi progetti e ha sottolineato ciò che gli dà più problemi nel mondo degli affari.

Come mai ha deciso di venire in Croazia? Ha continuato a lavorare qui anche nei tempi di guerra e non si è ritirato dal mercato neanche per la crisi.

Sono arrivato in Croazia nell'anno 1982 per andare in cerca di materia prima. Da allora siamo cresciuti e abbiamo sviluppato il lavoro. Finalmente posso dire che ci siamo riusciti e sono molto orgoglioso di dove siamo oggi. Siamo arrivati oggi a questo punto perché ci crediamo in Croazia e ci crediamo in questo business. Le acquisizioni che abbiamo fatto le abbiamo fatte prima di tutto perché la Croazia è un punto strategico sulla materia prima. Comunque, come passa il tempo, sempre, ogni anno in più cerchiamo di andare verso il prodotto finito per avere un valore aggiunto più alto e un livello di prodotto finito più alto. L'anno scorso siamo arrivati a fare 31 milioni di euro nel Gruppo croato e quest'anno puntiamo sui 35 milioni. Questo è il nostro business plan che abbiamo dato ai nostri collaboratori. Sono convinto di riuscire a farlo. Non nascondo comunque che ci sono molte difficoltà sulla materia prima.

Il suo ultimo investimento è stato l'acquisto della società DI Čazma. Si tratta di una società che ha passato la procedura del concordato preventivo. Perché ha deciso di comprarla?

Nel nostro Gruppo ci mancava un'azienda sul prodotto finito e questo l'abbiamo avuto con DI Čazma. Con questa acquisizione abbiamo cercato di chiudere il cerchio totale del Gruppo e riusciamo con questo ad arrivare sempre più vicino al mobile e al design. Sono molto contento che sono venuto a conoscenza che ci sono dei designer e degli architetti che non hanno niente da invidiare a quegli italiani.

Ha visto qual’è la situazione, quali sono i suoi progetti? Cosa pensa di fare affinché DI Čazma possa lavorare con successo?

Quando un imprenditore entra in una situazione del genere, tre cose sono importanti: deve avere le idee chiare cosa fare con una società del genere, deve avere il capitale perché senza il capitale fresco non si può fare niente  e alla fine bisogna cambiare il sistema di come era prima. Questa è la formula per salvare la maggior parte delle società del settore del legno. Naturalmente, non è facile farlo specialmente non in poco tempo. Però, se volete sopravvivere, dovete rispettare queste regole, a prima vista semplici, che però chiedono tanti sforzi, tanta volontà di tutte le parti coinvolte. Nel nostro Gruppo riusciamo a dare una spinta maggiore a DI Čazma di riuscire ad entrare sui mercati in cui Čazma da sola non riesce perché ci vuole il capitale fresco, la direzione e il modo di muoversi sul mercato. Tutto questo è stato definito in DI Čazma.

Lei è un investitore molto apprezzato in Croazia. Perché ha deciso di comprare DI Čazma e non un'azienda che lavora bene e per il cui risanamento ci vorrebbero meno sforzi?

E' molto meglio comprare delle aziende che funzionano bene. Costeranno di più, però hai meno energie da spendere per inserirle nel sistema e farle funzionare meglio. Per quanto riguarda l'acquisizione di DI Čazma, una volta fatta la procedura del concordato preventivo, noi siamo stati pronti a acquisirla nonostante l'esito del concordato preventivo. Certo che sarebbe stato più facile se DI Čazma non avesse presentato problemi, però abbiamo sottoposto ad attenta analisi quello che investiamo e quello che possiamo avere indietro e abbiamo valutato che si trattava dei soldi investiti bene. Valutiamo tutte le varie situazioni di nuove probabili acquisizioni. Oggi in Croazia, purtroppo, tutte le società del settore del legno hanno un problema grosso che riguarda l’acquisto della materia prima. Il maggior vantaggio comparativo dell’industria del legno croata e nello stesso tempo la maggior opportunità per lo sviluppo dell'industria del legno è la materia prima che la Croazia possiede. Siamo disposti ad allargare il nostro business su questo territorio, a salvaguardare centinaia di posti di lavoro, a creare nuovi posti di lavoro, non solo noi, ma anche altre grandi aziende straniere del settore. Per poterlo realizzare, la normativa sulle possibilità di acquisto della materia prima deve notevolmente cambiare. Lo sviluppo della produzione dei prodotti finali, cioè dell’industria dei mobili e dei pavimenti, nelle economie sviluppate viene incoraggiata con le misure decisamente diverse. Il Gruppo Florian in Croazia fa 450 persone che non è poco e vorremmo volentieri aumentare questo numero. Abbiamo la possibilità di aggiungere anche altre aziende, però dati i problemi di cui ho parlato, dobbiamo essere molto cauti e riesaminare varie opportunità. Il sistema è stato creato e funziona benissimo. Con questo sistema abbiamo la possibilità di allargarci facilmente, se si risolveranno i problemi di cui ho parlato.

Ha menzionato i problemi con la materia prima che riguarda prima di tutto la società “Hrvatske šume” /Foreste croate/. Ha parlato con il governo o con qualcuno che potrebbe influenzare la soluzione del problema?

Noi ci troviamo nella stessa situazione come tutti gli altri e purtroppo dobbiamo accettare il sistema di distribuzione del legno che ci viene imposto e ci dobbiamo adeguare a questo sistema. Ripeto, è la parte del governo croato decidere dove vuole l’industria del legno nel futuro, quanti posti di lavoro vuole salvaguardare e quanti nuovi posti di lavoro vuole aprire stimolando i produttori come noi a investire ulteriormente e a svilupparsi. Io sono a disposizione, pronto per la collaborazione, posso dare il mio contributo allo sviluppo dell’industria del legno grazie alla mia esperienza e al sistema di cui parlo. Ripeto, noi siamo aperti alla collaborazione e al dialogo. Non vogliamo creare scompensi, ma vogliamo avere le stesse condizioni per tutti. Quello che è giusto lo valuterà “Hrvatske šume” e il governo croato, mentre il nostro obiettivo è assicurare l’esistenza dignitosa ai nostri dipendenti, presenti e futuri.

Qual’è la sua proposta per la distribuzione della materia prima?

Non esiste un modello ideale e ci saranno sempre quelli che saranno insoddisfatti. Le foreste sono una ricchezza nazionale e lo Stato deve regolare la distribuzione per proteggere quello che possiede. Il modello attuale di vendita dei tronchi è più o meno buono, però noi ci impegniamo perché la materia prima sia data a quelli che adempiono ai propri obblighi verso lo Stato e verso i fornitori, paghino i dipendenti e abbiano la produzione propria, e non a quelli che prendono in affitto la produzione e lavorano in modi diversi. Facendo così gli speculanti sarebbero eliminati e quelli che lavorano bene avrebbero abbastanza materia prima per le loro capacità. Questo sarebbe un modello buono per la Croazia.

A differenza di molti investitori stranieri che portano con sé dal loro paese tutto il gruppo dirigente, Lei ha scelto un gruppo dirigente locale. Il suo collaboratore più stretto è il signor Drago Veselčić, a cui ha affidato la maggior parte del lavoro. Perché ha deciso di assegnare ai croati le posizioni chiave?

Quando un lavoro funziona bene con le persone non serve cambiarle. Se ci sono delle persone valide, si lasciano quelle che ci sono. Io sono in Croazia dal 1982, conosco tutto il sistema. Ho valutato che per conto mio le persone che ho al mio fianco oggi sono degli ottimi lavoratori dove possiamo far fede, far conto, loro sanno benissimo come funziona il sistema croato, cosa voglio io e come voglio che funzioni. Per me va benissimo così. Anzi, tra l’altro ho dei collaboratori in Italia che sono croati.

Con l’acquisizione di DI Čazma avete raggiunto più di 31 milioni di euro di fatturato in Croazia. Come si posiziona questa parte croata del gruppo all’interno del Gruppo Florian? Quanto è importante la componente croata nella sua azienda?

Il gruppo croato per noi è un gruppo molto importante. Il segmento croato è molto strategico per il Gruppo Florian perché vogliamo espanderlo sempre di più, vogliamo portare un prodotto sempre più finito, vogliamo farlo conoscere al mondo intero della ricchezza che ha la foresta croata che è un dono di natura che purtroppo l’Italia non ce l’ha.

Il suo Gruppo nonostante la crisi registra un aumento del fatturato. Qual’è il segreto del successo del Gruppo Florian? Possono applicarlo le altre aziende?

Questa è una domanda che me la fanno tanti. Posso dire che c’è un progetto ancora dal 2002  come avevo pensato di formulare il Gruppo e fino ad oggi tutto quello che avevo pensato di fare, mi è riuscito. Abbiamo creato dei sistemi che sul nostro settore non sono mai stati fatti come dare delle certezze ad un compratore che compra il nostro prodotto. Abbiamo cambiato il modo di operare nell’industria del legno, abbiamo creato un sistema nostro, un sistema di distribuzione tutto diverso dagli altri, che ci ha dato questa grande opportunità di poter farlo conoscere e di poter distribuirlo in tutto il mondo. Il Gruppo Florian è arrivato, sul nostro settore dell’industria del legno, ad essere uno dei primi gruppi in Europa. Il futuro è di andar avanti così, di trovare sempre queste risorse giovani, collaboratori validi che ci diano la possibilità di crescere ancora.

Proprio queste risorse giovani dovrebbero essere il punto di forza delle sue società croate. Riuscite a trovare personale di qualità?

I problemi che si possono avere sul personale riguardano la conoscenza del legno e del lavoro nell’industria del legno. Se partiamo dagli anni dell’ex Jugoslavia, c’era sempre una scuola e una tradizione, tutti sapevano lavorare. E’ un male che negli ultimi 7-8 anni questo comincia a degradarsi. Con la perdita di molte aziende per fallimenti o altro, tutto questa forza lavorativa si sta dileguando. Grazie a noi e grazie ad altre aziende che stanno incrementando e che stanno funzionando, cerchiamo di nuovo di riprendere in mano, di dare un sistema valido. Cerchiamo i lavoratori validi a cui diamo una formazione aggiuntiva. C’è inoltre molto personale di una certa età. I giovani bisogna crearli. In Croazia il personale si trova e tutti hanno voglia di imparare. Nelle nostre aziende diamo stipendi buoni e regolari. Il lavoratore sarà retribuito per la sua qualità.

Lei ha cambiato completamente il paradigma dell’industria del legno in Croazia. La convinzione comune è che la materia prima viene esportata dalla Croazia e che in Croazia rientra il prodotto finale, frutto del lavoro dei designer italiani. Ora ha assunto dei designer croati in DI Čazma. Come mai ha deciso di farlo?

Questo è un settore che abbiamo toccato adesso come Gruppo. E’ logico che nell’industria croata del mobile siano presenti i designer creativi con le loro idee fresche e innovative. Con grande ammirazione posso dire che abbiamo trovato degli ottimi architetti, degli ottimi designer che non hanno niente da invidiare a quegli italiani. Anzi, sono giovani, esperti, creativi, hanno voglia di fare e meno aspettative dei designer italiani. Questo è solo un inizio di collaborazione che spero sarà di successo anche nel futuro. Anche facendo così apriremo le porte del mercato mondiale. Sono convinto che loro hanno la qualità e la volontà di cogliere l’occasione.

Quali sono i principali obiettivi quest’anno, il primo anno con DI Čazma nelle sue mani?

Il nostro primo obiettivo è di cercare di tenere i posti di lavoro e di cercare di fare come nel 2014, di fare il budget che abbiamo fatto, di essere un’azienda sempre leader che ha una tradizione che rispetta i propri dipendenti, i propri doveri i propri sistemi. Se si presenta l’occasione, potremmo ampliare il portafoglio, però al momento siamo concentrati sulle priorità che ho citato.

La Croazia offre possibilità di investimenti anche se è sempre più difficile

Quanto è diverso lavorare in Croazia rispetto ad altri paesi dove Lei lavora? E’ più difficile lavorare in Croazia e con quale altro paese potrebbe paragonare le condizioni di lavoro?

La Croazia assomiglia molto all’Italia, il sistema, più o meno, è uguale. Certo non è un paese anglosassone e dobbiamo riconoscere che il sistema anglosassone è quello più semplice in assoluto che ti dà la possibilità di poter lavorare molto più agevolmente. Noi cerchiamo di trovare dei sistemi che riusciamo a venirne fuori meglio di tutti. L’entrata della Croazia nella Comunità europea ha dato dei benefici, per le dogane, per la valuta, per tutti questi sistemi che ti creano agevolazioni, trasporti e altro. Quando la Croazia potrà venir fuori dalla crisi, è tutto da vedere. Vediamo benissimo la situazione in Grecia, anche la stessa Italia, che è difficile riuscire a venir fuori da questa crisi. Fortunatamente, il nostro Gruppo lavora con tutto il mondo, lavora con paesi importanti come Germania, Inghilterra, Francia, America e riusciamo a trovare un giusto equilibrio per poter distribuire la materia prima e il nostro prodotto. Penso che qualsiasi imprenditore che abbia delle idee chiare e che abbia possibilità di poter investire, la Croazia ha tutte queste doti da poterlo fare. Certo, è tutto sempre più difficile, il mercato è sempre più competitivo e bisogna sapere dove si vuole andare e cosa si vuole fare.

fonte: http://liderpress.hr/

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